Il tema è quantomai attuale, tenuto conto della grave situazione economica che stiamo vivendo e a cui andremo incontro.
La domanda che anche in questi giorni viene spesso rivolta è: se non ho entrate, sono comunque tenuto al mantenimento dei figli?
La risposta, affermativa, merita comunque una riflessione.
Usciamo infatti dalla forma mentis che qualifica il mantenimento quale una condanna: la somma che viene corrisposta ai figli minori costituisce un contributo alle spese di educazione e allevamento dei figli.
Se l'unione con il coniuge non fosse finita, non ci saremmo mai posti il problema se fosse giusto o meno contribuire al mantenimento dei nostri figli, giusto?
E da questo punto, dunque, occorre partire per le prossime riflessioni.
La mancata corresponsione del mantenimento, oltre che a legittimare il recupero forzoso delle somme, integra anche un reato.
E, su questo punto, la giurisprudenza è concorde nel non ritenere una causa di giustificazione valida l'oggettiva impossibilità al pagamento, anche se derivata dalla perdita incolpevole dell'occupazione lavorativa.
Infatti, la giurisprudenza ritiene che l'obbligato, in caso di modifica in peggio delle proprie condizioni economiche, avrebbe dovuto attivarsi e richiedere al Tribunale competente una modifica delle condizioni di separazione o divorzio.
Il problema si ripropone in queste settimane, allorquando sono numerose le persone che hanno visto un drastico cambiamento delle proprie condizioni economiche.
L'attuale situazione epidemiologica non esime dal pagamento delle somme dovute a titolo di mantenimento.
Ma, dunque, quali soluzioni?
Posto che l'attività dei tribunali è pressocchè ferma, per cui risulterebbe difficile proporre una qualsiasi istanza di modifica, è bene concludere con l'ex coniuge un accordo sulla riduzione o sospensione delle somme.
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