Nel linguaggio comune spesso quando si parla di carcere non si fa distinzione alla ragione della detenzione. Questa specificazione, invero, non viene neanche ricordata dai media, che spesso parlano di arresto e rimessione in liberta' con eccessiva leggerezza. Oggi, dunque, vogliamo illustrarvi brevemente quali sono le differenze tra i vari istituti. Preliminarmente dobbiamo dire che il nostro ordinamento prevede la privazione della libert' personale e la custodia cautelare in carcere come extrema ratio, laddove non sia possibile un'altra via. Il codice di procedura penale prevede, agli artt. 380 e seguenti, l'istituto dell'arresto e conseguente udienza di convalida. Per una determinata categoria di reati, in base ai limiti di pena previsti, gli ufficiali e gli agenti di polizia possono procedere all'arresto purche' sia in stato di flagranza o quasi flagranza di reato. Si trova in tale stato chi viene colto nell'atto di commettere il reato, o nei momenti immediatamente successivi. L' arrestato viene dunque privato TEMPORANEAMENTE della propria liberta' personale. La temporaneita' dipende dal fatto che la macchina della giustizia ha tempi molto brevi per muoversi ed, eventualmente, applicare una misura cautelare. Ma andiamo con ordine: l'arrestato, contrariamente a quanto si pensa, non viene immediatamente condotto in carcere. Entro le successive 48 ore, il P.M. deve chiedere al Giudice la convalida della arresto e, entro le ulteriori successive 48 ore, deve svolgersi l'udienza di convalida. In questa sede il Giudice deve valutare che siano stati rispettati i requisiti per compiere l'arresto: in caso positivo, verra' convalidato. Il P.M., in questa sede, potra' chiedere l'applicazione di una misura cautelare, ma si badi: puo', non deve. Tale discrezionalita' dipende dal fatto che le misure cautelari sono diverse, applicabili in base alle diverse pene previste per i singoli reati. La misura cautelare, dunque, dovra' essere scelta in base ai limiti di pena, ma anche in base alla condotta e alla personalita' dell'arrestato. La custodia cautelare in carcere, ad esempio, e' possibile solo per i reati per i quali sia prevista la pena dell'ergastolo o della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni e, comunque, qualora ogni altra misura risulti inidonea a soddisfare le esigenze cautelari. Una misura puo' essere richiesta all'esito dell'arresto quando vi sia un concreto pericolo di fuga, di reiterazione del reato o di inquinamento delle prove. Quanto la permanenza in carcere e' disposta quale misura cautelare, dunque, il soggetto non sta scontando la pena inflitta, ma si trova in attesa di giudizio. Muta in stato di detenzione, invece, qualora venga condannato in via definitiva.
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