La Legge n. 69/2019 (meglio conosciuta come "Codice Rosso") ha il pregio di aver introdotto regole che hanno cristallizzato comportamenti prima dettati solo dal buon senso.
E' stato infatti introdotto tra le disposizioni di attuazione del c.p.p. l'art. 64 bi, che riconosce una connessione tra alcuni processi penali e civili.
Nello specifico, il legislatore ha riconosciuto che reati come maltrattamenti, stalking o violenza sessuale sono assolutamente indici di un malessere famigliare che non può non essere tenuto in considerazione in sede di separazione o in caso di procedimenti riguardo l'affidamento i minori.
La nuova norma, dunque, individua quali atti e in quale fase possono essere fatti confluire nel procedimento civile.
Sicuramente, tra questi non possono essere ignorate le ordinanze che dispongono misure cautelari personali, così come quelle che ne dispongono la revoca o modifica, l'avviso di conclusione di indagini preliminari e il provvedimento di archiviazione.
Ovviamente, sono comprese anche le sentenze tra le parti.
Nula, fino ad oggi, vietava alle parti di allegare ai propri atti i suddetti provvedimenti, ma la riforma ha introdotto un vero e proprio obbligo non solo in capo alla parte interessata ma anche a carico del magistrato che ha emesso il provvedimento penale.
E' sicuramente innegabile che il procede di un processo penale per i sopracitati reati influisca anche sulle decisioni che possono essere assunte in campo civilistico, sulla gestione dei figli e per la loro tutela.
Viene dunque cristallizzato in una norma di legge un comportamento, finora, sempre rivendicato per prassi.
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