Il tema dei diritti dei papa', spesso bistrattati, in Italia e' uno di quegli argomenti di cui si conosce l'esistenza, ma poi si e' restii a parlarne.
Perche', ancora nel 2020, siamo legati ad una concezione fortemente matriarcale della famiglia, in cui l'educazione dei figli spetta quasi esclusivamente alla madre, quasi fossero una sua unica proprieta'.
Una visione che, sicuramente, neppure rende giustizia alle lotte per la parita' di genere.
In ogni caso, negli ultimi dieci anni, parecchi genitori, non vedendo tutelato affatto il proprio ruolo dall'ordinamento giudiziario nazionale, hanno scelto di ricorrere alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo per vedere accolte le proprie richieste.
Una delle prime pronunce risale al gennaio 2013, quando la Corte condanno' l'Italia poiche', a causa del proprio sistema arzigogolato ed eccessimente farraginoso, aveva contribuito al consolidarsi di una situazione di alienazione parentale e di forte crisi della figura paterna.
Quindi, un'altra importante pronuncia si e' avuto nel 2016 (Ric. 43299/2012), dove la Corte ha ritenuto l'Italia colpevole di aver violato l'art. 8 CEDU, non tanto per la non ingerenza, quanto per aver omesso di adottare misure psitive volte alla predisposizione di strumenti giuridici che, in concreto, potessero tutelare i diritti di genitori e figli.
Attualmente, infatti, il Giudice potra' esprimersi con una ordinanza in merito, ma la vera sfida sara' eseguirla.
Infine, poco piu' di due mesi fa, la CEDU si e' nuovamente pronunciata.
il 5 dicembre 2019 ha condannato ancora una volta l'Italia poiche' non avrebbe adottato tutte le misure necessarie per il corretto svolgimento della relazione padre figlia.
Dunque, ancora una volta, nonostante sia gia' accaduto nel corso degli ultimi anni, si e' ravvisata una mancanza nell'ordinamento italiano, fatto di regole ma di scarsa praticita'.
Quante condanne saranno ancora necessarie prime che si scelga di intervenire?
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