Quante volte ci è capitato di leggere di un delitto commesso perchè la vittima "aveva deciso di lascarlo/a?
Sicuramente, questo rappresenta un capo saldo dei titoli di cronaca ma la giurisprudenza che posizione ha assunto in merito?
Sul punto, sicuramente utile è la recente sentenza Cassazione n. 39323 del 03 novembre 2021, che esamina la valutazione della circostanza della fine dell'unione in un caso di omicidio.
Nel caso di specie, infatti, si ravvisavano i contorni tipici del cd "femminicidio", in quanto l'imputato aveva aggredito la prossima ex moglie al culmine della crisi coniugale giunta ormai alla separazione.
Gli Ermellini hanno evidenziato come una siffatta aggressione, in rapporto al motivo scatenante (la legittima decisione di porre fine ad un'unione) non possa che integrare l'aggravante dei futili motivi.
Ed infatti, per l'accertamento di detta circostanza aggravante, occorre una valutazione bifasica: da una parte, la verifica del dato oggettivo, consistente nella sproporzione tra la condotta ed il fatto scatenante, dall'altra, il dato soggettivo, costituito dalla possibilità di connotare detta sproporzione quale espressione di un moto interiore assolutamente ingiustificato, tale da configurare lo stimolo esterno come mero pretesto per lo sfogo di un impulso criminale.
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