"Avvocato, il mio ex anziche' tenere i figli li lascia ai nonni".
Quante volte si sente questa frase e quante volte si risponde, impotenti, che non vi sono rimedi.
E invece la Cassazione e' intervenuta, solo pochi giorni fa, con una importante pronuncia in merito.
Con la sentenza n. 1191/2020, infatti, la Corte di Cassazione ha negato l'affidamento dei figli minori ad un padre poiche' questi, nonostante rivendicasse il diritto di autodeterminazione del tempo dedicato ai figli, era solito lasciare i minori presso i propri genitori e poi riprenderli in serata.
E cosi' negli ultimi giorni, sono molte le testate che hanno pubblicato a caratteri cubitali questo titolo, trattando la questione in maniera tuttavia molto semplicistica.
La pronuncia, infatti, si colloca all'interno di una vicenda ben piu' ampia, in cui i minori erano gia' stati affidati ad un Ente e il genitore li avrebbe lasciati, e' vero, presso la casa dei nonni, con i quali pero' egli stesso conviveva e, comunque, detta permanenza riguardava orari e periodi lavorativi.
E, ancora, ritengo opportuno fare qualche considerazione.
Come spesso detto, il diritto di famiglia ha ben poco di scritto, per consentire ad ogni caso di regolarsi.
Anche in questo caso particolare occorrerebbe valutare i fatti in concreto.
Non possono essere posti sullo stesso piano, infatti, il padre che lasci i figli dai nonni per poter lavorare con quello che, invece, lo fa per portare avanti la propria vita privata.
E ancora: si tratta di episodi sporadici o di continuita'?
Certo e' che dagli articoli letti emerge una forma di discriminazione genitoriale: ci porremmo gli stessi interrogativi, saremmo parimenti scandalizzati, se a ricorrere spesso (e, aggiungo, legittimamente) all'aiuto dei nonni fosse la madre?
Non hanno forse uguali diritti e doveri entrambe i genitori?
Sono considerazioni che, a fronte delle ultime dichiarazioni del Presidente del Consiglio Conte, sul papa' che fa il mammo (perche', allora, il papa' cosa fa?) lasciano non poco perplessi.
Si conferma la tendenza, al momento della fine dell'unione, a relegare il padre al ruolo di genitore da centro commerciale o da tempo libero, snaturando e violentando, dunque, ogni suo diritto.
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