Può capitare, talvolta, di essere destinatari di un'ammirazione un po' eccessiva.
Decine di messaggi attraverso i social network, telefonate, richieste di contatto insistenti: nonostante alcuni continuino a pensare che un ammiratore insistente non sia poi così grave, può infastidire e creare disagio alla persona destinataria delle molteplici attenzioni.
Se, infatti, simili condotte possono lasciare indifferenti alcuni caratteri, possono altresì angosciarne altri.
Sul punto, è recentemente intervenuta la Corte di Cassazione (sent. n. 28571 del 17.10.2020) la quale ha riconosciuto la configurabilità di uno stalking "telematico".
Per essere più precisi, la Suprema Corte si era trovata a giudicare un ricorso avverso il provvedimento di divieto di avvicinamento emesso nei confronti di una donna che perseguitava il proprio ex, oltre che con pedinamenti, anche attraverso i social, con numerosi messaggi, post e commenti.
Sostiene la Suprema Corte che anche la condotta tenuta tramite i mezzi di comunicazione ed informazione può fornire validi indizi: in questo caso, quelli di un quadro disturbato e asfissiante.
A mio avviso, è una pronuncia importante, che dovrebbe essere letta e commentata da coloro che sostengono che simili condotte sono facilmente evitabili impedendo i contatti tramite strumenti di blocco.
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